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Il Bidello
Palazzo Labia
Palazzo Labia
Chiesa della Maddalena
Chiesa della Maddalena
Ma che ci faceva con quei due secchi colorati?
Una notte lo seguii, ero convinto che si intrufolasse in qualche scuola per pulirci i pavimenti, sì, di nascosto, una sorta di eccesso di zelo sfociato in malattia psichica dopo il pre-pensionamento.
Percorse un tratto di Strada Nova, a quell’ora era deserta. Poi sparì appena sceso un ponte. Mi sorpresi a correre, ma senza successo.
Andò meglio la notte seguente; ero già pronto in tuta e scarpe da ginnastica. Si portava appresso i due secchi agganciati a una tracolla, uno rosso e uno blu, ben saldo nella mano tratteneva uno spazzolone professionale. Procedeva disegnando un percorso a zig zag tra le calli, come sospettasse di essere seguito. Venezia dormiva, era chiusa.
Arrivati dalle parti di San Pantalon si sedette in riva e si lasciò scivolare in acqua. Mi prese un colpo: “Ma che fai?! ATTENT-” stavo per gridargli rischiando di farmi scoprire.
Lo spiavo rannicchiato dietro le colonne del ponte vicino. La scena era sufficientemente illuminata dai riflessi delle lampade. L’acqua non era alta; lo bagnava fino all’addome. Camminò con tempra per una decina di metri, sollevando una nuvola densa di melma quasi stesse dragando il rio. Poi si fermò sotto a una vecchia casa fatiscente. Da uno dei secchi, sempre tenuti sollevati, tirò fuori uno straccio fradicio. Lo annodò attorno allo spazzolone. Allungò il manico telescopico, lo mise in verticale sopra la sua testa e iniziò a sfregare sulla parete con vigore. Subito non capii che volesse combinare quel matto, ma poi, dai rivoli colorati che scendevano, mi resi conto che la stava ripulendo da un imbrattamento; un ampio graffite di pittura fresca.
Abbassò il bastone lungo due metri, con le braccia visibilmente stanche. Lo accorciò avvitandolo, tolse lo straccio e lo strizzò nell’altro secchio pulito, quello rosso, che aveva sempre tenuto a tracolla. Ne uscì un liquido all’apparenza rossastro. Ripeté tutta l’operazione altre due volte, appoggiando, quando serviva, il bastone al muro della casa. D’improvviso si girò nella mia direzione, convinto d’essere osservato. Agganciò il secchio blu e tenendo per il manico quello rosso, tornò indietro senza distogliere lo sguardo dal ponte, da cui mi ero già allontanato a passo di leopardo.
Sentii delle persone avvicinarsi. Trattenni il fiato quando vidi vicino a me un anziano. Un signore alto e distinto, ben vestito, sulla settantina, dal pizzo grigio ben curato come certi attori del cinema. Assieme a lui due tracagnotti trentenni, brutti ceffi sia nell’abbigliamento che nel portamento. Nonostante non si vedesse anima viva i due procedevano guardinghi. Tremavo, ma rimasi nascosto sull’angolo della calle, la curiosità vinceva sulla paura. Nel frattempo il bidello era faticosamente uscito dal rio, prima sui gomiti, poi mettendosi a carponi; due calci ben assestati in faccia, lo avrebbero rituffato nel canale tramortito, annegandolo. Ma invece, i quattro, in accordo, si spostarono sotto a un lampione. Il secchio rosso venne alzato acché il signore distinto potesse guardarne il contenuto senza chinarsi. Lo osservò rapito per alcuni interminabili secondi. Un riflesso rossastro parve brillare nelle sue pupille. Poi annuì, ieratico.
I due ceffi cavarono, non saprei da dove, un bottiglione di plastica trasparente come quelli da enoteca. Si fecero consegnare il secchio rosso. Fintanto che travasavano, il signore distinto dette al bidello una busta aperta rigonfia di molte, moltissime banconote. Il frastuono di un motoscafo che si avvicinava, accompagnato a dei lampeggi blu qua e là sulle facciate, mise fretta al gruppetto che in un lampo si dileguò in direzioni diverse. Rimasi al buio, con le gambe che mi tremavano. Passò almeno un’ora; la fifa, alimentata dal brutto presentimento di essere stato visto, mi teneva inchiodato a terra.
Nei giorni a seguire, per un ricovero d’urgenza di mia moglie, non riuscii più a pedinare il bidello nelle sue incursioni notturne. Un peccato, visto che poco dopo, di lui, non seppi più nulla.
Mi capitò di incontrarlo tre volte al mercato, di mattino, ma ci sfiorammo solamente, abbassando lo sguardo. Tranne l’ultima, che quasi mi procurò un magone. Mi ero girato per caso, salutato da un amico. Il visus lo colse in lontananza mentre mi stava osservando, sul suo volto un sorriso... sapeva.
Scorcio su San Pantalon
Scorcio su San Pantalon
Banksy a San Pantalon
Banksy a San Pantalon
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