

Facciamo così: osservate un libro di casa, un romanzo o un saggio. Lo stesso che avete tenuto sul comodino, in treno o magari in bagno. Quello che leggevate sulla metro, o magari in spiaggia; profuma ancora di crema solare, di sole, d’allegria. Bene! In quei pochi centimetri di cellulosa c’è un qualcosa di Aldo Manuzio.


L’effetto più visibile e immediato che ci resta del suo lavoro a cui ha dedicato una vita, è l’aver introdotto il concetto moderno di libro. Prima di lui venivano stampati libroni a cui serviva un leggio, un montacarichi per spostarli, e di sicuro non si potevano portare a letto o tenere nella borsa. Figuriamoci in bagno.

Siamo nella vivacissima Venezia di fine ‘400. Dopo la caduta di Costantinopoli molti studiosi vi si sono trasferiti. Nell’aria si respira profumo di classicismo senza contare i lasciti di manoscritti “pubblici’’ pervenuti alla repubblica. (Es. il lascito bessarioneo). Aldo, già uomo di coltura, ha sempre avuto il pallino di rendere fruibili i classici a tutti, non solo ai gran dottori di Padova o a pochi nobili o esperti di greco e latino. Venezia è anche una città in pieno fermento editoriale, da cui usciranno una mole di libri e pubblicazioni senza eguali, questo ovviamente grazie anche al contributo di stampatori ed editori “foresti” (da fuori). Parafrasando quando accadde sul Klondike nel ‘900, si verificò una vera corsa al libro. Ma torniamo al nostro. Aldo diffonde cultura attraverso l’uso di un formato piccolissimo per l’epoca, detto in ottavo. Per farla semplice: il foglio di stampa intero, si chiamava proprio stampa in folio, veniva ripiegato più volte fino ad ottenerne 8, quindi sedici pagine. Poi i margini venivano tagliati... sinò come facevate a sfogliarlo?

Pensate che anni fa, a una bancarella, ne ho recuperato uno ancora completamente intonso con le pagine tutte da tagliare. Fattore che mi ha anche permesso di contrattare sul prezzo!

Manuzio non solo s'inventa i tascabili, ma si serve dei migliori esperti per le edizioni, mi viene in mente Pietro Bembo, uno dei padri (ormai è assodato) della nostra lingua, Erasmo da Rotterdam... insomma, avete capito.

E anche come qualità di stampa non lascia spazio a superficialità né a dubbi. Adotta un carattere corsivo innovativo; fu davvero una genialata imitare l’effetto dei manoscritti greci. Nacque così il carattere moderno, copiato da tutti, in sincronia con una punteggiatura fino ad allora inesistente. I suoi libri stra-imitati, saranno protetti dal “privilegio” della Serenissima, una specie di copyright ante-litteram prima che lo "inventassero" gli inglesi. I suoi libri, ad oggi simpaticamente chiamati Aldine, sono oggetti di culto, non solo per il loro prezioso contenuto, ma anche per la qualità dell’oggetto. Chi ne tiene una in casa è molto fortunato, altro che SUV del cavolo! (Beh, se poi avete tutti e due... che dire

) Ricordate però: - che i suoi libri erano molto imitati, - che anche le generazioni successive usarono il suo stesso simbolo (il delfino con l’ancora) come eredi suoi o del Torresano, il suocero – che personaggio! – quindi non sono proprio Aldine e - che sicuramente saranno state prodotte un’infinità di anastatiche; stampe moderne di libri antichi. Insomma, ocio

ai facili entusiasmi quando girate per mercatini antiquari. --- Oggi andrebbe ricordata anche la morte di Carlo Goldoni, a Parigi nel 1793. Di suo, conservo orgogliosamente le memorie, ai tipi di Antonio Zatta e figli. Anche qui... ‘sto Zatta. Come non dire niente.

I suoi libri, numerosissimi, hanno delle immagini notevoli ottenute da stampe calcografiche d’eccellenza (la calcografia è la stampa da lastre di rame incise). Sul sito Treccani potete leggerne un’ampia biografia.

Scusate, ma al momento non ho in casa delle Aldine originali.

Vi dovete accontentare di questo schizzo fatto al volo per voi, ma con tanto amore

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