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Pensieri di un imbrattacarte... Romanzi VS Racconti

09/05/2025 06:08

Andrea Perin

PENSIERI,

Pensieri di un imbrattacarte... Romanzi VS Racconti

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Racconti VS Romanzi




Equilibrio... sempre difficile da raggiungere, soprattutto da mantenere, poi in un ambito come la scrittura, non ne parliamo.




Mi piace leggerli, i racconti, e adoro scriverli. Ma non hanno pubblico, non qui in Italia almeno. Sempre meno lettori ne sono interessati anche perché tanti non saprebbero apprezzarli, anzi, non ne avrebbero la voglia.



Alcuni scrittori famosi suggeriscono che se non funziona, anche sui social, la colpa è di chi scrive, non di chi legge, ma qualcosa mi dice che questi grandi non hanno mai avuto a che fare con i social del terzo millennio, altrimenti sarebbero più cauti nell’auto-incolparsi. Io, per dire, mi sono accorto che c’è chi commenta un post senza aprirlo! Divertente dai... ma chi prendo in giro: è sconfortante.




Dal mio punto di vista è più semplice scrivere un romanzo. Attenzione, non ho detto che ci si mette meno, ma lo si può realizzare di getto, avendone le capacità, ovvio. Ne ho scritto qualcuno, più che per le capacità per la conoscenza della materia: Venezia, e due stanno chiusi nel cassetto... improponibili! Senza la sufficiente autorevolezza scadrei nel ridicolo... ho già dato, grazie.



Pensate: ci sono corsi serali e scalette da seguire in grado di portarti a realizzare un buon prodotto, commerciale e appetibile. Sapete che esistono persino della carte da gioco inventate per la scrittura creativa?



E allora vai di scrittura di genere, ma sempre main-stream. Con più sei specifico, ma attenendoti al canone di quel preciso genere, più avrai successo. Le regole sono importanti, forse più delle parole. Va detto che esiste sempre comunque qualche coraggioso che punta verso l’ignoto.




Ma torniamo ai racconti, invendibili (quasi) e pure difficili da scrivere. Sì, perché, in molti non ci avrete mai pensato, mi ci metto pure io come lettore, ma


un racconto mica è un romanzo rimpicciolito!

Eh no. Non è un riassunto. Nel racconto devi metterci tutto, ben disteso e in armonia, e se c’è una mancanza, deve essere in funzione del suo fine ultimo. Che, tra l’altro, per esempio, un fine ultimo potrebbe essere non avere un fine ultimo.



Una mia cara prof che, incredibilmente, dopo il suicidio si scoprì essere una famosissima scrittrice americana sotto pseudonimo, in un attimo di intimità, mi svelò anticipatamente il segreto del suo successo che fu anche causa della sua morte...

ma ora basta, vi devo lasciare. A stare in equilibrio sopra a questo colosso della natura, mi pare d’essere uno di quei scrittori del ’900 che facevano la caccia grossa, immortalati con fierezza sopra il pachiderma esanime (magari ammazzato da altri)... solo che ora, io provo un certo imbarazzo per


il cambio di sensibilità

che ci separa. Altra faccenda non irrilevante di cui tener conto mentre si legge un racconto... e lo si scrive.




Quindi, se non lo avete mai fatto,


leggete anche i racconti

. Ve lo suggerisco da lettore forte.



Entrare nelle loro dinamiche non è sempre immediato, all’apparenza possono sembrarci banali o privi di senso ma ci vuole tempo...


è un po’ come imparare ad ascoltare Bach

. Chi non lo comprende ne percepisce un suono obsoleto, confuso e perfino noioso. Gente, è così, non sto bestemmiando.




Il racconto, sovente, parlo per me, nasce da un guizzo, il guizzo improvviso e brioso di un pesciolino argentato che salta nella risacca

. Quando vi riusciamo lo afferriamo per la coda, trattenendolo giusto quell’attimo per coglierne la sua essenza. Poi scriviamo, sperando di trasmettere il fascino nascosto di quell’argenteo riflesso, mossi da un’istintiva voglia di condividere in grado d’illuminarci anche nei momenti bui. Forse, talvolta, accade anche a chi legge.






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